Sacchetti bio a pagamento : dal 1° gennaio in vigore la nuova normativa

5 Gennaio 2018

Dal 1° gennaio 2018 è previsto che i sacchetti leggeri e ultraleggeri, le bustine utilizzate per imbustare frutta, verdura o pane ad esempio, siano obbligatoriamente biodegradabili e compostabili. Inoltre il provvedimento prevede che i sacchetti debbano essere a pagamento ed il prezzo riportato chiaramente sullo scontrino, infatti l’articolo 9-bis della legge di conversione 123/2017 Decreto Mezzogiorno recita «il prezzo di vendita per singola unità deve risultare dallo scontrino o fattura d’acquisto delle merci o dei prodotti trasportati per il loro tramite».

La norma non riguarda solo la grande distribuzione, ma anche i piccoli negozi.

Il Ministro dell’Ambiente ha inoltre chiarito in una nota informativa per la GDO (Grande Distribuzione Organizzata) che l’obbligo di pagare i sacchetti sarà accompagnato dal divieto di riutilizzo delle buste biodegradabili per ragioni igieniche. A sostegno di ciò il Segretario Generale del Ministero della Salute ha ribadito: “no al riutilizzo dei sacchetti bio quando si acquista frutta e verdura al supermercato, ma non siamo contrari all’impiego di buste monouso nuove che il cittadino può portare da casa”.

I Supermercati che non applicheranno tale provvedimento potranno incorrere in pesanti sanzioni, con multe da 2.500 euro a 25.000 euro e fino a 100.000 euro se la violazione del divieto riguarda ingenti quantitativi di borse di plastica oppure se il valore delle buste fuori legge è superiore al 10% del fatturato del trasgressore.

L’obiettivo è quello di ridurre il consumo di plastica, in Europa si consumano circa 100 miliardi di buste per la spesa l’anno, secondo gli ultimi dati diffusi dall’Agenzia per la protezione dell’ambiente.

Assobioplastiche (Associazione Italiana delle Bioplastiche e dei Materiali Biodegradabili e Compostabili) stima che “l’aggravio” sulla spesa per una famiglia italiana dovrebbe essere compreso tra i 4,00 e i 12,50 € all’anno (considerando una media di 140 spese come da valutazione GFK-Eurisko). In realtà questa norma prevede solo che tale spesa venga mostrata chiaramente al consumatore perché in precedenza anche la bustina di plastica è sempre stata pagata dai rivenditori che aumentavano direttamente il costo del prodotto e quindi anche in precedenza il costo era a carico delle famiglie.

Questa norma dal punto di vista economico prevede solo l’obbligo di evidenziare in modo chiaro il costo dei sacchetti per i consumatori e dal punto di vista ambientale invece punta ad una diminuzione dell’inquinamento da plastiche grazie ad un aumento dell’uso di imballi primari biodegradabili e compostabili secondo la norma Uni En 13432 (certificati da organismi accreditati), con un contenuto minimo di materia prima rinnovabile di almeno il 40% (che dovrà diventare il 50% a partire dal 1 gennaio 2020 e il 60% dal 1 gennaio 2021). Potrebbe quindi avere l’effetto positivo di ridurre i rifiuti.