BISFENOLO A: IL RISCHIO ALL’ ESPOSIZIONE
Il Bisfenolo A (BPA) è un composto organico noto anche come 2,2-bis propano ed è una molecola usata prevalentemente in associazione ad altre sostanze chimiche per produrre plastiche e resine. In particolare, il ruolo di questa molecola è di aggiungere elasticità e plasticità a composti altrimenti particolarmente rigidi. Il BPA è oggi oggetto di studi approfonditi riguardo alla sua tossicità ed alcuni Paesi Europei sono intervenuti in ambito commissione UE per metterlo al bando. Del resto, prove dell’interferenza di questa sostanza con l’apparato endocrino dell’uomo sono numerose e preoccupanti. L’EFSA (l’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare) benché abbia definito, nelle concentrazioni attuali, il BPA come non pericoloso, sta approfondendo gli studi su di esso fissando la fine del 2017 quale data per una risposta definitiva. I documenti prodotti dall’EFSA evidenziano finora un’apparente conferma degli effetti sul sistema immunitario degli animali ma con evidenze troppo limitate per trarre conclusioni sulla salute umana. Nell’attesa comunque, un segnale eloquente è stato il divieto di fabbricazione di biberon con plastiche contenenti BPA già nel 2011 ed inoltre che la dose giornaliera di assorbimento è stata abbassata da 50 a 4 microgrammi per chilo di peso corporeo.
Le modalità di assorbimento del BPA sono l’ingestione, l’inalazione o l’assorbimento cutaneo. Il BPA è presente, tra le altre cose, in numerosi tipi di plastiche (anche ad uso alimentare), nella carta termosensibile, nei composti utilizzati in campo odontoiatrico, nei rivestimenti interni delle lattine alimentari.
Le pellicole ad uso alimentare sono un esempio di questo rischio da PBA “nascosto”. Le pellicole possono contenere FTALATI, sostanze addizionate al PVC (che ne è il componente principale) per donarle flessibilità e maggiore aderenza. Gli ftalati, per natura chimica, possono facilmente migrare dalla pellicola ai lipidi dei cibi determinando quindi la contaminazione. Per questa ragione il valore massimo di contenuto in ftalati è fissato per legge. Per evitare questo tipo di problema i produttori hanno messo a punto pellicole a base di POLIETILENE (che non contiene PVC). Osservando le confezioni di pellicole ad uso alimentare il consumatore può trovare indicati quali prodotti possono essere avvolti con quella pellicola. Purtroppo però, la norma non obbliga il produttore a dichiarare il tipo di plastica utilizzata anche se, proprio per mettere in risalto le qualità del prodotto, molte aziende lo fanno su base volontaria. Sta di fatto che le pellicole in polietilene benché più sicure, sono meno performanti in quanto meno elastiche ed aderenti ai prodotti.
Recenti studi indicano inoltre un rischio di assorbimento di PBA attraverso la cute a partire dalla carta termosensibile, ovvero quella utilizzata per produrre gli scontrini fiscali.
Tutto ciò ha portato l’Istituto Superiore di Sanità a fornire una serie di utili indicazioni per ridurre l’esposizione quotidiana al BISFENOLO A:
- Non utilizzare contenitori in policarbonato nel microonde
- Ridurre l’uso dei cibi in scatola ed in particolare di quelli caldi e liquidi
- Non riutilizzare bottiglie di plastica monouso
- Adottare accurata igiene orale in modo da ridurre la necessità di cure dentali
- Indossare guanti quando si maneggiano grandi quantità di scontrini in carta termosensibile.