Comprendere le etichette alimentari: i regimi di qualità

20 Settembre 2022

Quando al supermercato o nel nostro negozio di fiducia ci troviamo di fronte all’etichetta di un prodotto alimentare siamo spesso attratti visivamente da alcuni simboli che ne identificano alcune particolarità come, ad esempio, le certificazioni di qualità (DOP, IGP ecc.) e questo spesso finisce con l’orientare la nostra scelta.

Lo scopo per cui tali denominazioni sono state create è evidenziare alcune caratteristiche specifiche come il legame con il territorio e l’utilizzo di tecniche di produzione tradizionali e consolidate. La Comunità Europea quindi, per tutelare i prodotti di eccellenza dei suoi territori ha introdotto diversi “bollini” che possono essere utilizzati dai produttori che rispettano determinati requisiti di produzione, tali requisiti vengono indicati nei disciplinari specifici dei prodotti, i quali sono quindi inseriti negli appositi registri. Andando a curiosare nel sito della Comunità Europea è possibile imbattersi persino nei registri dei prodotti che possono fregiarsi dei marchi IG (Indicazione Geografica) e che comprendono, tra gli altri, prodotti alimentari, vini, bevande alcoliche. La nazione con più presenze tra le Indicazioni Geografiche è l’Italia (887) seguita dalla Francia (773) e, parecchio indietro, dalla Spagna (387).

Quali sono, in dettaglio, le Indicazioni Geografiche e come possono essere definite?

In generale, possiamo dire che queste indicazioni stabiliscono diritti di proprietà intellettuale per prodotti specifici, le cui qualità sono specificatamente legate alla zona di produzione.

I DOP (Denominazione di Origine Protetta) sono i prodotti a più stretto legame con il territorio: ogni parte del processo di produzione, trasformazione e preparazione deve avvenire nella regione specifica (ad esempio, se consideriamo un vino, le uve con cui viene prodotto possono provenire unicamente dalla zona geografica in cui il vino è prodotto). In etichetta questa denominazione è obbligatoria per i prodotti alimentari e agricoli ed opzionale per il vino. Il simbolo è il seguente (www.agricolture.ec.europa.eu):

Gli IGP (Indicazione Geografica Protetta) identificano prodotti che hanno relazione fra la regione geografica ed il nome ovvero se esiste una qualità specifica, una reputazione o altra caratteristica particolare che è associabile all’origine geografica. Quindi per la maggior parte dei prodotti alimentari, agricoli e vini IGP deve aver luogo nella regione almeno una delle fasi di produzione, lavorazione o preparazione. Questo significa, ad esempio, che almeno l’85% dell’uva utilizzata per un vino IGP deve provenire dalla zona geografica di produzione. In etichetta questa denominazione è obbligatoria per i prodotti alimentari e agricoli ed opzionale per il vino. Il simbolo è il seguente (www.agricolture.ec.europa.eu):

Esistono poi altre indicazioni geografiche che possiamo trovare sulle etichette:

L’IG (Indicazione Geografica per le bevande spiritose e vini aromatizzati) riferita a prodotti particolari che si producono tradizionalmente in una zona geografica caratteristica per cui almeno una delle fasi di distillazione o di preparazione deve avere luogo nella regione specifica. Ne è un esempio l’Irish Whiskey distillato in Irlanda da secoli e che è possibile produrre con materie prime anche estere. Il simbolo è il seguente (www.agricolture.ec.europa.eu):

La STG (Specialità Tradizionale Garantita) in cui il prodotto presenta aspetti tradizionali (ad esempio il modo in cui il prodotto è ottenuto o la sua composizione) ma senza essere legato ad una zona geografica specifica. La Birra a fermentazione spontanea Gueze STG è generalmente prodotta nella zona di Bruxelles, tuttavia, essendo STG, presenta un metodo di produzione protetto ma può essere prodotta altrove. Il simbolo è il seguente (www.agricolture.ec.europa.eu):

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